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William Shakespeare e Bruno

Amici legati da reciproca stima



Come sarà noto oramai a tutti, Bruno, visse in Inghilterra dall'aprile del 1583 all'ottobre dell'85. Poco più di due anni, durante i quali, vengono stampate alcune delle opere decisive del Nolano.
Non staremo certo qui a dilungarci sulle opere (che verranno meglio trattate nell'apposita sezione), di cui citeremo solo i titoli (Cena de le ceneri, De la causa principio et uno, De infinito universo et mondi, Spaccio de la bestia trionfante, Cabala del cavallo pegaseo, De gli eroici furori), ricordando che queste, sono tra le opere più importanti della Nova Filosofia. Opere che misero in ballo temi e teorie di fondamentale importanza, per comprendere il pensiero bruniano.
In questi anni, Bruno, è uno dei maggiori protagonisti della scena culturale inglese. Sia a Londra che ad Oxford. Questo perchè l'Inghilterra rinascimentale, era molto ben disposta ad accogliere i luminari italiani. La stessa Elisabetta I, fu una stimatrice del "piccolo" italico. Ad Oxford, Bruno occupa, come verrà detto da George Abbot:

"Quando quell'omiciattolo italiano, che si autodefiniva Filosofo Giordano Bruno Nolano, mago e maestro di elaborata teologia, etc., con un nome certamente più lungo del suo corpo, visitò nel 1583 la nostra Università al seguito del duca polacco Alasco, non stava nei panni per il desiderio di compiere qualche memorabile impresa, di divenire famoso in quel celebre Ateneo. Ritornandovi non molto tempo dopo, quando con molta più audacia che saggezza, ebbe occupato il posto più alto della nostra migliore e più famosa scuola, rimboccandosi le maniche come un giocoliere e facendosi un gran parlare di centro e circolo e circonferenza, egli intraprese il tentativo, fra le moltissime altre cose, di far stare in piedi l'opinione di Copernico, per cui la terra gira, e i cieli stanno fermi; mentre in verità,era piuttosto la sua testa che girava, e il suo cervello che non stava fermo..."

i ranghi più alti della società culturale inglese. Le sue teorie circoleranno creando spesso scompiglio, e come si è notato, forti polemiche. Bruno si ritrovò isolato, nonostante la simpatia per l'Italia, fosse ancora molto forte.
E' comunque in questo ambiente ostile, che Bruno fa un incontro particolare. Conosce William Shakespeare, sicuramente il più grande drammaturgo della storia della letteratura mondiale.
Un incontro che segnerà entrambi, e che troverà riscontro in un'opera dell'inglese: Pene d'amor perduto.
Nella commedia, Bruno è raffigurato dal simpatico Berowne, che è presente sulla scena sin dalle prime battute. La commedia, scritta tra il 1594 e il '95 (quando cioè Bruno era già da due anni sotto processo), è ambientata nella corte del Navarra. La scena si apre con un giuramento proposto dal re di Navarra a tre suoi discepoli: Dumaine, Longaville e Birùn (come viene chiamato Berowne dal monarca, ovvero Bruno). Il giuramento consiste nell'astenersi dal contatto con le donne per tre anni in cambio della possibilità di studiare a corte; una corte tramutata in accademia. Bellissime le battute di risposta, proprio di Bruno, che non accetta l'idea (e in questo Shakespeare deve aver conosciuto bene la sua fama di sciupafemmine) di star senza donne per così tanto tempo. Il giuramento, comunque, cade dopo l'arrivo della bella principessa di Francia seguita da tre sue ancelle, e lascia il posto ad accesi ed eleganti duelli di parole. Una commedia molto spiritosa e fantasiosa, dove Bruno (Berowne), si destreggia abilmente. Eccone l'esempio sopra citato che sintetizza, il personaggio che impersonifica Bruno:

dopo che i primi due compari, accettano i patti del re, e firmano l'astinenza di tre anni
in cambio di vita di corte, e col solo nutrimento della filosofia,
ecco cosa dice Berowne:

Io, non so che ripetere le loro affermazioni.
Tutto ciò, caro sire, ho già giurato,
cioè, di vivere qui e studiarvi tre anni.
Però, ci sono regole assai severe:
come, in tutto quel tempo, non veder mai una donna -
ma questo, spero bene, non è scritto qui drento;
e non toccare cibo un dì alla settimana,
e un solo pasto gli altri dì, per giunta -
il che, lo spero bene, qui drento non è scritto;
e poi, notte per notte, dormire solo tre ore,
e tutto il dì non farsi mai sorprendere
a fare sissignore, allor ch'io sono aduso
a pensar che non c'è nulla di male
nel dormir tutta notte, e anzi fare
notte buia di mezza la giornata -
ma ciò, lo spero bene, lì drento non è incluso.
Ah, son regole sterili codeste,
son troppo, troppo dure da rispettare,
niente donne, studiare, vegliare e digiunare.

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